Sapete cosa è più di moda oggi? Il passato.
Come l'inizio di ogni storia fiabesca che si rispetti, tutto comincia con un: "C'era una volta", una frase rassicurante e nostalgica con cui partire.
C'era una volta uno stilista francese, nato nell'era della Belle Époque, che con la sua moderna creatività contribuì a cambiare la visione della moda del ventesimo secolo.
Paul Poiret nacque il 20 aprile 1879 in Rue des Écus, nel primo arrondissement di Parigi, da una modesta famiglia di mercanti di tessuti. Fin da piccolo, i genitori gli insegnarono a fabbricare ombrelli con gli scarti di tessuto, ma talvolta lui confezionava anche abiti per le bambole di sua sorella.
Affascinato dalla moda, cominciò ben presto a disegnare modelli dapprima per la couturier Madame Louise Cheruit e successivamente per Jacques Doucet, un designer di moda e collezionista d'arte francese, che lo assunse nel suo atelier.
In quel periodo, le sue creazioni suscitavano reazioni contrastanti, non sempre positive, ma questo non fermò la sua fantasia e il suo estro. Poiret fu uno stilista capace di superare le convenzioni, infrangere le regole e dare libero sfogo all'inventiva, facendo del "mostrarsi" un'arte. La moda, infatti, da sempre esprime la verità di un'epoca, lo spirito del tempo, e Paul Poiret riuscì a metterlo in pratica prima degli altri.
Era il 1903 quando fondò la sua casa di moda al numero 5 di Rue Auber, con le vetrine della boutique ampie e pronte ad accogliere le sue creazioni che non passavano inosservate. Con la clientela in aumento, organizzò anche défilé itineranti per ampliare la sua visibilità e ben presto la produzione si allargò, includendo progetti legati al design e all'arredo per la casa, trovando una relazione tra moda e design.
Per lui, le donne aggiungevano valore a tutto ciò che indossavano e riteneva che il lavoro di uno stilista fosse di rendere tutto naturale ed elegante. Nel 1905, con la proposta dell’abito chemisier, Poiret liberò la donna, invitandola a vestire senza il corsetto che danneggiava irreparabilmente la salute, un capo destinato ad accentuare l’incavo della vita e usato anche dagli uomini.
Il suo design si ispirava alle “influencer” dell'epoca, come la danzatrice Isadora Duncan, Mata Hari, o ai balletti russi, dove i corpi seminudi ondeggiavano in tessuti leggeri.
Fu il primo stilista a dedicarsi anche alla realizzazione di un suo profumo, iniziativa che in seguito venne imitata da tutte le altre case di moda.
Quando scoppiò la Prima Guerra Mondiale, Poiret accantonò la sua attività principale per produrre uniformi per i soldati, ma questo gli portò notevoli problemi economici. Quando nel 1919 poté tornare a dedicarsi alla moda, era ormai sull'orlo della bancarotta. Durante la sua "assenza" dal mercato, nuovi stilisti si erano affermati, e la sua popolarità era stata offuscata da quella che lui definiva “povertà di lusso”.
Fra gli stilisti emergenti, spiccava Coco Chanel, a cui Paul non era molto simpatico, ma al tempo stesso riconosceva il suo lavoro e lo apprezzava, ritenendolo il "KING OF FASHION".
La fine di un'era e il lascito di Poiret:
Anche se la sua carriera non conobbe il successo duraturo che meritava, Paul Poiret rimase una figura fondamentale nella storia della moda. Il suo spirito innovativo, che aveva infranto le regole e liberato le donne dai vincoli del passato, ha lasciato un'impronta indelebile.
Poiret non fu solo uno stilista: fu un visionario che seppe mescolare arte, design e moda, creando un linguaggio nuovo che influenzò generazioni di creatori successivi. Oggi, il suo nome è sinonimo di audacia e libertà nel mondo della moda, e il suo contributo resta un pilastro su cui molte tendenze moderne si sono costruite.