SOPRA SOTTO, è una residenza artistica interdisciplinare e think tank creativo, il tema di quest'anno è stato “Sensi e sostenibilità”.
In questa PART.2 presentiamo l'INTERVIEW ad Alessia Paquini, una consulente creativa e sviluppatrice di nuovi materiali.
ABOUT ME
Sono Alessia Pasquini, sono Toscana con base ad Amsterdam e lavoro come Consulente Creativa offrendo consulenze di diverso tipo, nel settore moda, di grafica e materiali. Per SopraSotto ho messo a disposizione le mie conoscenze come Textile Designer e Ricercatrice/ Sviluppatrice di materiali e nuove tecniche.
Il mio background è nel Fashion, dopo i miei studi in Fashion Design a Firenze ho lavorato con diversi brand di lusso in Italia occupandomi dello sviluppo e ricerca di materiali come tessuti, ricami e accessori ma nel 2022 ho deciso di
dare una svolta alla mia vita lasciando il mio lavoro in Gucci e iniziando un nuovo percorso nel Fashion più personale e al passo con quello che oggi il mondo ci chiede, CAMBIAMENTO.
COSA HO PORTATO IN SOPRASOTTO
Le mie conoscenze nella moda, nel tessile e materie prime ma soprattutto la mia ricerca di nuovi materiali.
Oggi vivo a metà fra Firenze e Amsterdam, a seguito di varie esperienze lavorative in Italia ho deciso di portare il mio bagaglio di conoscenze relative al prodotto e materiali in Olanda andando così in contro allʼinnovazione.
Nel mio periodo di permanenza ad Amsterdam ho avuto lʼopportunità di sviluppare unʼarchivio di nuovi materiali, una ricerca contenente un campionario di 45 nuovi materiali , come bio-plastiche, bio pelli o campioni ricreati da scarti di piume o pelle.
Ed è proprio così che Constance è arrivata a me, tramite questo mio progetto ha pensato a me come un artista che potesse partecipare alla residenza ma poi, questa richiesta, considerata questa strana coincidenza delle nostre nazionalità incrociate si è trasformata in una collaborazione.
LA MIA COLLABORAZIONE CON SOPRASOTTO
Così con Constance abbiamo unito i nostri interessi, le nostre passioni, strutturando la residenza con temi come : natura e connessione con i nostri sensi e corpo, sostenibilità, consumismo, tessile e fashion con una forte attenzione allo scarto che le aziende produttrici producono, considerato che alcune artiste, compresa me, di Sopra sotto lavoriamo con materiali di scarto nellʼarte il design e nella moda.
Da quando vivo ad Amsterdam questo era il grande obiettivo, creare un ponte fra questi due paesi, creare uno scambio di conoscenze, portare in Olanda o semplicemente far conoscere alcune buone realtà italiane non solo in termini di prodotto moda ma anche in termini di materia prima per me era lʼobiettivo. Non a caso le più grande fiere di materie prime vengono fatte in Italia e buyers da tutto il mondo vi partecipano.
La Toscana sta diventando un polo davvero importante per innovazioni sul tessile sostenibile e lʼOlanda sembra essere molto più aperta degli stessi italiani che producono ad accogliere questi materiali riciclati. Una domanda che queste artiste Olandesi hanno fatto ad un produttore di filati durante una visita mi ha fatto sorridere: “Comʼè possibile che i filati riciclati costano meno di filati puri?” Erano sorprese dal fatto che non si dia valore al processo di riciclo nei suoi mille processi ma soprattutto non si valuti il prodotto finale riciclato prezioso come un filato di pura lana, se non di più, considerato che segue anche unʼetica migliore. Credo che in questa domanda e riflessione ci sia tutto ciò di cui avremmo bisogno oggi.
LʼOlanda ha una mentalità innovativa, sostenibile, lʼItalia invece conservatrice ma estremamente competente in termini di materia prima, se unissimo questi due approcci potremmo creare qualcosa di meraviglioso. Così in queste tre settimane ho portato queste artiste alla scoperta del prodotto italiano, abbiamo capito come la materia prima viene trattata e prodotta, sperimentato nei vari processi creativi e goduto della storicità del made in Italy che in Toscana si respira in ogni angolo delle città, grazie ad artigiani che decorano la città in ogni suo aspetto. Abbiamo avuto la possibilità di visitare aziende che oggi lavorano con un approccio sostenibile e che mirano al riciclo di materiali e questo è stato estremamente affascinante e ha portato a tutte noi una ventata di creatività e nuovi obiettivi per il futuro.
Sustainable Fashion and interdisciplinary Creativity. How does your passion/experience integrate with your focus on sustainability ?
Si dice che in un adulto il corpo è fatto del 60 % di acqua ecco quel 60 % nel mio corpo lo vedo fatto di creatività e che questa attraverso diverse esperienze sta diventando sempre meno superficiale e più consapevole. Aver lavorato a stretto contatto con importanti brand di moda mi ha permesso di scoprire la bellezza del prodotto che abbiamo, la storia del fashion italiano mi ha da sempre ispirato, i processi creativi di un tempo sono ancora i miei modelli di esempio nello sviluppo di qualsiasi cosa oggi. In effetti quando creo qualcosa nel mio prodotto non manca mai una impattante impronta innovativa ma estremamente legata a tecniche del passato e allʼartigianalità.
Il mio focus sulla sostenibilità oggi nasce da un esigenza, lavorare in queste grandi aziende di lusso ha dato luce alla bellezza del prodotto ma ha messo in risalto tanti, troppi problemi in termini di produzione e sostenibilità, così il mio interesse sul sostenibile nasce dallʼesigenza di cambiare, per poter tornare a creare con più responsabilità e consapevolezza.
How does your work contribute to creating more conscious and responsible fashion?
Oramai da quasi un anno parlo nelle mie consulenze di Circular Fashion. Il mio modo di fare ricerca, di progettare e sviluppare passa sempre prima da ciò che si ha a disposizione per ispirazione ma anche con lʼobiettivo di riusare.
Se so che devo studiare un nuovo campionario per la pelletteria e quindi pensare a nuove tecniche preferisco prima fare una ricerca allʼindietro, capire quali materiali già abbiamo a disposizione, considerata lʼenorme quantità di scarto di pelle che oggi abbiamo e da questi scarti capire cosa si può fare.
Proprio così è nato il mio nuovo campionario di pelletteria con moduli che si incastrano provenienti dagli scarti di pelletteria. Devo dire che questo mio progetto che prevede un nuovo approccio alla creazione sta crescendo lentamente, tramite varie esperienze ma sopratutto alla presa di coscienza di ciò che ci circonda e dei problemi che le aziende riscontrano oggi ho iniziato ad avere un approccio diverso al processo creativo.
Credo che il campionario che ho realizzato relativo a nuovi materiali come bio-plastiche, bio-pelli o campioni realizzati da scarti possa veramente aprire le porte, per chi è interessato, ad un nuovo approccio allo sviluppo e alla
produzione di materia prima.
How can your work inspire people to live more sustainably?
Credo che un valore importante del mio lavoro sia la capacità di dare valore a qualcosa che oramai è chiamato “ scarto” o è visto come “vecchio”. Se guardo allʼarchivio di nuovi materiali che ho sviluppato e alla reazione delle persone quando lo visionano, vedo una grande sorpresa e la domanda è sempre la stessa: “ come hai reso questi scarti così belli?” Quindi credo che il valore e ispirazione del mio lavoro stia proprio lì, nella dimostrazione che si possa essere creativi e che si possa creare qualcosa di bello anche dagli scarti o dal riciclo di materie prime.
Oggi oramai è troppo semplice essere creativi con tutto quello che abbiamo a disposizione di nuovo e pronto allʼuso, la vera sfida per quanto mi riguarda sta nellʼessere creativi con quello che abbiamo a disposizione ancora prima di crearne di nuovo, questo credo sia la versa sfida del futuro.
Future of Sustainable Fashion and What new directions ?
Eʼ difficile dare una risposta precisa a questa domanda, ci sono tante cose che mi auguro per il futuro di un fashion sostenibile. Spero si possa fare un passo indietro, tornare a dare un vero valore al prodotto, valorizzando la rarità di un abito, o di una collezione, anziché bruciarla al termine della campagna pubblicitaria perché non venduta o donata alle discariche fino a che la terra non deciderà di assorbire qualche fibra chimica. Dovremmo iniziare a lavorare su una durabilità qualitativa del prodotto ma sopratutto emotiva nellʼabbigliamento anziché continuare a vivere di carry-over che ogni stagione invadono i nostri armadi senza niente di nuovo se non il colore. Creando così mandrie di persone vestite tutte allo stesso modo, senza minimamente sapere la provenienza di quel materiale, dove la produzione è stata fatta e che al prossimo carry-over esattamente uguale decideranno di sbarazzarsi del precedente per accogliere il “nuovo”. Spero si possa arrivare a sorprendere di nuovo nella moda ma con consapevolezza e responsabilità, coscienti che se per creare un tessuto si uniscono più di un tot di fibre non si potrà riciclare.
Spero che lʼapproccio alla produzione di un capo di abbigliamento non sia solo proiettato nel futuro in termini di stagioni, infinite collezioni che si susseguono, ma bensì che il futuro sollevi altri tipi di domande, e che sia più concentrato sul capo in se, dove andrà a finire questo abito?
Come potremmo usare di nuovo quel materiale?
Farà parte di una selezione di seconda mano?
Oppure entrerà in un processo di riciclo delle fibre?
Starà qui il cambiamento, lo stilista non dovrà solo pensare alla vita del capo di abbigliamento fino alla sfilata/produzione ma dare input su ciò che potremmo farci anche dopo, quale sarà la seconda vita?. Ma questo potrà succedere solo se in modo intelligente la fase creativa lascerà spazio alla riflessione, allʼinnovazione di costruzione di abiti che mirano allo zero waste e seamless e alla consapevolezza di cosa staranno creando.